Overblog
Segui questo blog Administration + Create my blog
8 dicembre 2011 4 08 /12 /dicembre /2011 14:16

Ho dato il benvenuto a 6 laureandi che venivano a vedere, acoompagnati dall'assistente del prof. universitario un sito operativo della filiera, sarebbero poi andati in un altro sito produttore di mangimi.

2 avrebbero continuat, come anche tecnici, l'attività di famiglia, 2 volevano fare il nutrizionista professionista mentre 2 intendevano esercitare la loro attività in laboratorio uno per le micotossine e l'altro per i parametri qualitativi del latte. Alemo 25 anni fa conobbi il tecnico veterinario per i suini della bretagna, mi venne a trovare, allora a correzzana, e parlammo di come vedevamo noi qualsiasi agente chimico. mi invitò a visitare il suo studio già associato. Si era associato al tecnico di riferimento dei polli, ed insieme avevano aggregato un formulista nutrizionale. 2 signorine (le mogli?) giravano tra le scrivanie. In francia i veterinari già vendevano i prodotti, quindi giravano con un a furgonetta, vedevano gli animali, prescrivevano, scaricavano i barattoli o i sacchetti, rilasciavano fattura e incassavano. Questa parte burocratica non era permessa in italia. Previdi, ma era cosa facile a dirsi, che di lì a poco avrebbero fatto degli acquisti centralizzati (lo studio si ingrandiva al ritmo di 2 veterinari al mese). Coglievano solamente qualche novità tra i vari listini, e, come avevamo insieme discusso e previsto, iniziarono a registrare dei prodotti generici per conto loro. Poi litigarono tra loro.

La mia affermazione iniziale era: il tecnico, per essere veramente tale, SE decide di inserire un agente chimico nella filiera (nutrizionale, terapeutico, ambientale) DEVE aver considerato tutte le possibili problematiche ai vari livelli. Ad esempio se l'agente chimico avesse avuto dei possibili rischi per la salute PRIMA di deciderne l'inserimento, avrebbe dovuto sincerarsi che la presentazione avrebbe ridotto ad un misura del tutto accettabile tale rischio. E se non l'avesse fatto? La filiera avrebbe subito la sua decisione senza poter fare alcunchè, ma il livello di qualità totale della filiera sarebbe diminuito. Se invece lo avesse fatto il livello di qualità della filiera sarebbe aumentato ed il suo ruolo e funzione sarebbe divenuta ancora più indispensabile.

La penso ancora così. Non ho raccontato tutto questo ai 6 laureandi perchè era un saluto. Mi sono solo sentito di dire:

sono 30.000 le tonnellate di agenti chimici che si usano per la nutrizione e la terapia negli allevamenti italiani, ad esempio per i microoligoelementi (fe, cu, mn, zn, i, co, se) sono 8.500 le tonnellate che si impiegano. Occorre tenere presente che tutti coloro che operano sono esposgti ogni giorno a + di 20 agenti chimici. Poi altri tecnici hanno fatto toccare loro con mano come fare praticamente per ridurre i vari rischi (salute, sicurezza, sicurezza per gli animali, dispersione, contaminazione, altro). 

Condividi post
Repost0
6 dicembre 2011 2 06 /12 /dicembre /2011 11:14

Un passo in avanti, una breccia. Il residuo zero non esiste MA comunque si deve operare per ottenere il massimo risultato possibile. Si sta parlando di contaminazione e non solo. E' il principio principe che ha caratterizzato il nostro modo di pensare: misure preventive. In qualsiasi situazione di valutazione dle rischio noi consideriamo quale debbano essere le specifiche all'entrata (misure preventive) che possano permettere di GESTIRE l'emergenza. Di qualsiasi cosa si tratti. E' un modo di considerare la gestione del problema. Il verificatore di territorio sarà focalizzato totalmente sulle attività operative, richiederà, esigerà ed alla fine in un modo o nell'altro otterrà, che le attività operative siano gravate di cosa da fare, esami da eseguire, che mettono lui in una posizione di aver operato o di aver fatto pesare la propria visita ispettiva, MA non ottengono assolutamente niente sotto il profilo della gestione della qualità dell'operatività, ottengono sempre l'abbassamento della produttività in quanto alzano il costo delle risorse da impiegare senza modificare il risultato ottenuto. E' un punto di massima importanza. Mentre il controllore di territorio lo fa per dare un senso al proprio esistere, il consulente avrà il più delle volte lo stesso atteggiamento (sic!) per far sentire il bisogno della sua presenza. Stiamo qui parlando di sicurezza alimentare e di come posizionarci di fronte ad un problema. Prendiamo ad esempio la contaminazione, ma potrebbe riguardare qualsiasi altro problema, è inevitabile? La riposta è no è sicuramente evitabile: basta NON usare il prodotto che contamina. Quindi è l'indispensabilità dell'impiego del prodotto da usare che ha insito anche la problematica di eventuali residui (contaminazione) ed allora ecco che ALARA è un grosso passo in avanti. La maggior parte tirerà un grande sospiro di sollievo ed utilizzerà quanto contenuto nel Regolamento n. 574/2011, per continuare a fare come ha sempre fatto: un gran bel niente. Noi no. Ottenere il "livello più basso ragionevolmente conseguibile" è da professionisti delle attività operative, quindi vi saranno delle specifiche all'entrata (IN = fornitore, in senso lato), delle procedure operative (AO), e delle informazioni all'uscita (OUT = cliente in senso lato). Così la filiera conosce il problema e conoscendolo decide di CONSEGUIRE la riduzione. E' il caso della pericolosità dell'impiego di più agenti chimici contemporaneamente (sicurezza + qualità) è il caso di implicazioni negative dovuto ala contaminazione, e vi sono altri casi.

Si è arrivati a modificare i livelli di contaminazione in tutte le materie prime destinate al settore zootecnico. Bene. E' una buona breccia che dobbiamo utilizzare per lavorare meglio ed innalzare l'asticella dell'ottenimento di una maggiore qualità. Buon lavoro.

Condividi post
Repost0
4 dicembre 2011 7 04 /12 /dicembre /2011 11:34

Germania: "avevano vinto due guerre mondiali e sono riusciti a perderle" quando l'ho sentita non l'avevo capita. Ho vissuto le due allerte, quella con morti e la spudoratezza di incolpare dei cetrioli spagnoli o verdure mediterranee, per principio, per poi scoprire che era tutto lo sporco che tentano di coprire senza riuscirci, e questa è la prima. La seconda ha riguardato il riciclaggio di olii e scarti industriali dati a tutti gli animali allevati. E chiaramente erano inquinati da diossina. Che ha fatto la germania? poco o niente, e continuano a rifarlo.

Ma qui in italia non hanno fermato un solo camion dei 300 mensili che portano pezzi di maiale alle nostre industrie che marcano come furie con il tricolore. "Non lo fermiamo perchè non possiamo fare dei controlli. Sembrerebbe che non ci fidiamo.". E no che non ci fidiamo! Ma l'avete vistocosa hanno fatto con i cetrioli? Mica hanno fatto le incghieste, dopo 5 minuti la colpa era tutta, ma proprio tutta degli spagnoli o di noi popoli mediterranei. E voi non fermate i camion perchè sembrerebbe? Ma siete pirla? "Comunque sarebbe bene che voi faceste delle analisi di diossina", ma noi non usiamo olii industriali. "Vabbè ma almeno fate una analisi, una, dico solo una.". Ed ecco che per acconterare quelli che non posssono fermare i camion perchè sembrerebbe che non ci fidiamo dei crucchi, 1.000 € vanno in analisi del tutto inutili.

OLanda: Cribbio i mangimisti non vogliono più fare dei mangimi medicati e la mettono sulla serietà: non è comnunque possibile eliminare la contaminazione sui camion che trasportano il mangime! Cribbio! Ma nel frattempo non dicono niente sull'inquinamento regolato per legge (3%) dei coccidiostatici, che sono dei medicamenti belli e buoni. Non dicono niente della prassi che l'allevatore in combutta con il veterinario usa tutto quello che serve ed anche di più in allevamento. Pewrchè in combutta con il veterinario? Perchè il veterinario ha il grembiule del negoziante: lui vende! e come chiunque venda vuole vendere sempre di più. Da noi si chiama comparaggio, ma da loro, no, per loro è compartamente etico. Il veterinario è il signor veterinario ed ha la cravatta. Ma va là

Condividi post
Repost0
10 ottobre 2011 1 10 /10 /ottobre /2011 08:16

Scenari risale al 2001 e prevedeva il settore agro zootecnico nel 2015, tra un po’ ci siamo. Ho visitato alcune realtà zootecniche ed agricole ritrovando il senso delle previsioni e la necessità della costruzione del 3° scenario: legame con il territorio. Fatto certamente con fatica, con il principale nemico che è presso di noi, vicino a noi, e che si presenta come amico: la struttura di controllo che soffoca, soffoca, soffoca, e non porta alcun vantaggio.

Malgrado questi impedimenti trovo ad ogni fermata pezzi di genio in coloro che, malgrado tutto, sopravvivono. Trovo anche diversi che ci fanno, ma che avranno vita breve.

Tra le visite metto le associazioni, i marchi, e qui mi cascano le braccia: è medio evo.

Condividi post
Repost0
4 ottobre 2011 2 04 /10 /ottobre /2011 14:22

sono un convinto sostenitore della necessità che le etichette dei prodotti alimentari sia più chiare e complete e che riportino i paesi di provenienza degli ingredienti.

E' di queste ultime ore la notize:

- insetti (western rootworm beetle) hanno sviluppato una forte resistenza nei confronti del mais OGM - provenienza USA.

- Finlandia: i rimunanti venivano alimentati anche con intestini di manzi.

 

Ma glielo vogliamo dire al consumatore cosa sta comprando? Poi, una volta che glielo abbiamo detto lui faccia come crede: può fidarsi del marchio del prodotto, della catena di GDO, di sue convinzioni, ma glielo dobbiamo dire.

 

Da noi non si impiego il mais trangenico e i ruminanti non vedono la farina di carne delle propria specie: sono erbivori e tali restano.

Ma così facciamo noi, ma vogliamo dire quello che fanno gli altri? E scriverlo sull'etichetta?

 

Condividi post
Repost0
5 settembre 2011 1 05 /09 /settembre /2011 10:06

Il clenbuterolo è un beta bloccante, che trasforma il grasso in muscolo. Vi sono betabloccanti registrati ed utilzizati in maniera legale. In cina l'impiego di Clenbuterolo sarebbe illegale. da www.allabaoutfeeed.net rivaco che oltre 2000 funzionari, nell'immenso territorio cinese, hanno scoperto 12 laboratori di produzione di clenbuterolo, sostanza chimica, 19 siti che lo utilizzavano e 32 "non autorizzate" officine. hanno sequestrato 2,5 tons. di clenbuterolo, 4 persone sono state condannate alla pena di morte, e almeno 1000 sono le persone arrestate.

E vi sono paesi in cui l'impiego di betabloccanti è autorizzato. Ma di questo non dobbiamo farcene una meraviglia: gli ormoni sono vietati soltanto nella UE che rappresenta solamente il 25% del mercato globale, nell'altro 75% sono utilizzati, senza alcun problema: bistecche argentine o brasiliane, oppure grigliate targate usa, per non parlare di suini e polli nel far east.

Che dire? Che sull'etichetta si dovrebbe riportare l'origine di ogni ingrediente. Se poi il consumatore decide di acquistare la polpetta che è prodotta con bovino argentino ormonato o clenbuterato, sono affari suoi: gli argentini ed i cinesi vivono anche con ormoni e cnebuterolo così come negli usa, brasile ed altre macroaree specializzate nella produzione ed esportazione di derrate animali.

Ma che debba essere informato è sacrosanto, le lungaggini sono contrarie agli interessi degli operatori italiani.

Non mi stanco di ripeterlo. Al di là dell'aspetto legato alla sicurezza alimentare è anche un dovere di informazione.

Condividi post
Repost0
31 agosto 2011 3 31 /08 /agosto /2011 13:20

da www.allaboutfeed.net ricavo l'informazione dello stop in canada all'impiego di derivati dell'arsenico per curare alcune parassitosi degli animali in quanto hanno trovato tracce di arsenico nella carne di polli.

I composti arsenicali sono usati in tutto il mondo per polli, tacchini, suini. In Italia sono banditi dagli anni '80. Da qui la mia insistenza alla informazione in etichetta per tutte le derrate alimentari: caro consumatore questo salame  [ hamburger, reilletes di volatile, altro] è fatto anche con carne proveniente dal brasile (paesi extra ue, e magari anche da qualche paese ue non così ligio verso quanto viene prodotto per l'esportazione). Se poi ilo consumatore assume anche microdosi di arsenico che sarà mai? Magari fa bene.

L'articolo rivela che i consumatori canadesi vogliono (esigono in maniera imperativa) sapere quali altri prodotti possibilmente concerogeni (si, l'arsenico è cancerogeno, l'italia lo ha scoperto negli anni '80) vengono utilizzati per ottenere petti di pollo o cosce di tacchino o lombate di maiale o di vitello.

Loro vogliono sapere. Il consumatore italiano dovrebbe pagare e starsene zitto?

Ma quanto può durare?

 

Condividi post
Repost0
29 agosto 2011 1 29 /08 /agosto /2011 12:13

la notizia è da rilevare. negli usa per la prima volta il mais utilizzato per la produzione di etanolo ha superato la quantità utilizzata per l'alimentazione animale: 5,1 miliardi di bushel (142.000 tons) per etanolo contro 4,9 miliardi di bushel per l'alimentazione animale.

Agricoltori contenti perchè c'è più richiesta. Gli aiuti a pioggia per diminuire la dipendenza dal petrolio. Ma che ha a che fare il km 0?

I sottoprodotti della lavorazione di etanolo sono utilizzabili per l'alimentazione animale. L'alternativa è utilizzarli come combustibile. Negli usa e nell'america latina, anzi, in tutto il mondo salvo la UE, possono essere tranquillamente utilizzati anche al fine di diminuire la massa rifiuti. Ma per ottenere etanolo è necessario far crescere sul mais batteri specializzati alla produzione di etanolo e questi vengono condizionati con l'utilizzo di antibiotici quali penicillina e virginiomicina. I sottoprodotti hanno un residuo contenuto degli antibiotici utilizzati. In tutto il mondo si possono legalmente utilizzare in quanto è previsto l'impiego di antibiotici auxinici (non utilizzabili a fini curativi ma solo per favorire la crescita), mentre nella UE tali sostanza sono state proibite sin dagli anni '90.

Ecco l'importanza del km 0.

Se il consumatore non lo sa non riesce a fare la doverosa comparazione. Anche da questo l'importanza delle dichiarazioni in etichetta.

Il commercio è globalizzato le regole sono locali, va beh che poi ci sono paesi e paesi (olanda, spagna? e sono delle supposizioni). Ma noi italiani con i nostri 5.500 veterinari delle asl, rispetto ai 400 della francia ed ai 200 di UK non possiamo che ottemperare a quanto deciso dalle norme locali.

Per questo che anche l'etichetta DEVE chiaramente indicare la provenienza di qualsiasi ingrediente: poi il consumatore è re e può decidere come meglio crede, ma da informato.

Condividi post
Repost0
25 luglio 2011 1 25 /07 /luglio /2011 12:50

Mio nipote di 14 anni per prima cosa guarda se il prodotto è scaduto, e se scade domani, lui non lo mangia: ecco come si arrichisce il valore dei rifiuti!

Ora vengo a sapere da alcuni tecnici che la carne di bovino fresca conservata sotto vuoto ha una data di scadenza.

La carne proveniente dall'italia ha una scadenza che varia tra i 30 ed arriva come massimo a 45 giorni dalla data del confezionamento.

La carne di bovino proveniente da Australia, Argentina, Brasile ha una data di scadenza che varia da 120 a 150 giorni e questo fa un'enorme differenza per coloro che acquistano ad esempio per la ristorazione.

 

Ma come mai? Come è possibile che la carne di bovino macellata e confezionata qui in italia resti valida per 30 giorni mentre quella brasiliana possa restare valida per 150 giorni? Cos'è la macumba?

 

I Tecnici alzano le spalle e mi dicono "Così è.".

Ma come trattano la carne?

Mi dicono: "Certamente la trattano ma i timbri veterinari sono a posto.".

 

Non capisco ma voglio fare chiarezza, cerco aiuto.

Condividi post
Repost0
25 luglio 2011 1 25 /07 /luglio /2011 12:43

Ha l'etichetta colorata e dorata in alcuni punti, in basso il tricolore: bianco, rosso, verde: viva l'italia.

Viene fabbricato in italia nello stabilimento IT 4L CE che si può ritrovare in internet semplicemente dicitandolo.

L'etichetta riporta: senza glutine e senza aggiunta di Proteine del latte e Lattosio: i consumatori debbono essere informati per possibili problemi di allergie.

Ingredienti: carne di suino, sale saccarosio, spezie. Antiossidante: ascorbato di sodio. Conservanti: nitrato di potassio, nitrito di sodio.

Il nome è italianissimo e caro alla memoria italiana.

Ora perchè non dare tutta l'informazione?

Opzione 1: Ingredienti: carne spagnola  80%) e italiana (20%)di suino.

Opzione 2: carne di suino spagnola, francese, tedesca

Opzione 3: carne di suino cinese e spagnola e italiana (< 20%)

 

Mia moglie l'avrebbe comprato? E' un fatto del tutto secondario se l'avesse comprato o meno. Certamente avrebbe avuto il diritto di essere informata, poi avrebbe comunque agito.

Ecco, è sull'informazione che non sono assolutamente d'accordo: l'informazione è un dovere.

 

 

Condividi post
Repost0