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27 novembre 2010 6 27 /11 /novembre /2010 11:10

giovedì ho partecipato ad un incontro in via baslini al 15. ho assistito ad uno scrupoloso elenco di disposizioni, che sanzionato tutto, si arriverà allo spessore dell'etichetta. un additivo prima di rientrare nell'elenco deve passare un numero infinito di controlli di verifiche, di esperti, di pareri e contropareri. quando ho preso la parola era tardi, poche le persone rimaste, qualcuna era restata perchè ha continuato imperterrita a dormire. mi sono trovato davanti ad un microfono. I miei punti sono stati pochi, ma li ho urlati, perchè ero stanco.

1 - sono 30.000 le tonellate di additivi che si usano ogni anno in italia per la nutrizione e la terapia degli animali da reddito. Sono solo (sic!) 300 le tonnellate che si possono riferire alla terapia ed è indubbio che per il benessere degli animali e la sicurezza dei consumatori noi vogliamo che ogni animale venga attentamente curato. Ma le altre?

2 - Per ogni additivo esiste la sua bella e brava scheda di sicurezza, e quasi tutte prevedono, a scanso di equivoci, l'impiego come minimo di uno scafandro. ma ci rendiamo conto che nel settore zootecnico vengono normalmente utilizzati una ventina di additivi TUTTI INSIEME e nessuno, ma proprio nessuno è in grado di dire un ette circa i possibili rischi ad una esposizione continua e multipla?

3 - Se non si è sicuri che ogni additivo arrivi nella dose prescritta (nutrizionale e/o terapeutico) nella bocca dell'animale (decisione unica, onerosa e presa con l'obiettivo della necessità per il benessere dell'animale) non ci sono scappatoie: se non vi è la preventiva sicurezza meglio NON impiegare l'additivo nei mangimi. Lo si può dare nell'acqua di bevanda (ma che è anch'essa un mangime) oppure direttamente nella bocca dell'animale. Dato che questa è pura utopia non resta che cercare e ricercare come ottenere ed attuare la prevenzione per far si che tutta, ma proprio tutta la quantità che decidiamo di immettere arrivi là dove vogliamo: nella bocca dell'animale e che lo stesso ne tragga beneficio.

Ero stufo, mi hanno guardato come se fossi un ufo "il solito rompi...". Ma avevo sete ed ero stanco e la mia prostata mi richiamava altrove.

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24 ottobre 2010 7 24 /10 /ottobre /2010 10:31

e la faccenda sta montando. si chiedono informazio9ni chiare in etichetta ed ho letto di una classifica dove solo uno su una quindicina di prodotti dà informazioni precise sull'origine degli ingredienti e sul percorso di filiera di prodotti alimentari. Ed ho lertto anche della preoccupazione che se questa faccenda della chiarezza e trasparenza va avanti tremerebbero una infinità di marchi dop, doc, igp et similia. A parte che il cammino è inevitabile occorre ricordarsi che le bugie hanno le gambe corte. Ho letto la pubblicità, non vorrei ricordare male, della Bavara che nella Moldavia (moldavia, dove sarai mai?) hanno:

un terreno esteso, con una densità immensa, con vacche al pascolo o in allevamenti, con caseifici, con tecnici italiani (evviva l'italia) e producono il formaggio che nella forma e nel marchio con una B (credo) sormontata dalla corona, ricorda molto il nostro grana (dell'emilia o padano, poco importa). Embè? questa è la dimostrazione di cosa succederà a breve. Vengono date tutte le informazioni al consumatore il quale poi decide cosa comprare. Mi dicono: ma noi? Noi raccoglieremo ciò che abbiamo seminato. Continuiamo a permettere di targare i nosgtri salumi "italiani" che di porco italiano contengono si e no il 15%? E allora? che vogliamo? mangiare è strategico, ma abbiamo dato l'importanza ai frigoriferi e alle lavatrici, alle auto, ma all'allevamento no, perchè puzza,. E allora viva la bavara o la moldavia, ed evviva alla estrema chiarezza e trasparenza. La tecnica è italiana tutto il resto no, ma che valore ha tutto il resto? i 5.500 veterinari delle asl italiane mentre la francia e ha 400 e l'inghilterra 180? Al consumatore interessa quanti ne hanno in moldavia (dovunque essa sia?), andiamo avanti a segare il ramo sul quale siamo seduti.

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14 ottobre 2010 4 14 /10 /ottobre /2010 08:03

l'inice di stabilità è la misura che indica la previsione dle comportamento di un alimento per animali da reddito nei confronti di tutti gli stress della demiscelazione (percolamento, vibrazione, segregazione, elutriazione, ad esempio). La massa miscelata è bene che abbia un valore < 0,82 ottenuto dalla operazione (PESO DELLA FRAZIONE > 400 MICRON*densità della frazione < 400 micron)/(peso della frazione < 400 micron*DENSITA' DELLA FRAZIONE > 400 MICRON). La massa che ha l'indice < 0,82 NON avrà modificazione anche se sottoposta agli stress più gravi (percorsi lunghi, cadute anche di 40 metri, trasporti per 300 km su trreno sassoso, altro).

Per ottenere facilmente e senza alcun costo il risultato è evidente che occorre che il denominatore sia superiore al numeratore.

Il come fare è patrimonio e know-how della risorsa che gestisce gli impianti e di questo fatto deve essere supergeloso. Normalmente l'impianto è una cosa molto complessa, che solo lui conosce ed anche per lui ci sono tanti ma tanti punti oscuri. E' un pò come avere una autovettura d'epoca. la conosci ma sei sempre attento alla gentilezza nei confronti dell'auto.

Come fare ad ottenere il denominatore "positivo": due alternative o aumento il volume, la massa e quindi devo macinare più fine oppure devo aumentare la densità della frazione superiore portando al di sopra dei minerali, gli unici che possono influire sulla densità.

Se ho un volume troppo alto nella frazione superiore significa che non macino bene e questo per tanti motivi: ho la griglia che è rotta oppure ha dei buchi, oppure non è avvitata bene, posso anche avere un non corretto ritorno delle particelle grosse che invece di ritornare sul molino vanno direttamente a valle.

 

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1 ottobre 2010 5 01 /10 /ottobre /2010 14:34

raccolgo le notizie più disparate sulle varie contraffazioni dei prodotti made in italy. personalmente sono interessato a quelle relative agli alimentari.

Quello che mi meraviglia sono lecontraffazioni interne, quelle che facciamo noi italiani per i prodotti italiani fabbricate con ingredienti che niente hanno a che vedere con il territorio italiano: olio, grano duro, salumi e prepaparati a base di carne suina e bovina con carne proveniente da altri paesi. non ho niente contro gli altri paesi ma ho da dire con coloro che smerciano il prodotto italiano con ingredienti non italiani. Anche i prodotti a base di latte, latticini.

Confermo la convinzione che stiamo velocemente segando il ramo su cui siamo seduti: a vantaggio di spagna, olanda, francia, germania, per non parlare di brasile, argentina, india.

non ho niente da dire su una bistecca di carne argentina quando nel menù mi viene indicata come carne argentina.

Ho da dire sul salame brianzolo fabbricato con carne di suino spagnolo. Che ha di branzolo? La località dove si trova il salumificio? Perchè allora non comunicare che il salame è fabbricato a Monza ma con carne che proviene in parte da Valencia e/o da rotterdam, pur non avendo niente da ridire su valencia e su rotterdam.

 

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23 settembre 2010 4 23 /09 /settembre /2010 15:30

Alla fine è sempre una questione di particelle. L’obiettivo è quello di mantenere la stabilità che si ottiene nel miscelatore e portarla sino alla bocca dell’animale.

Abbiamo studiato che per poter ottenere la dispersione ottimale nel miscelatore è necessario avere il più alto numero di particelle. Se sto mescolando una insalata avrò un problema minore di salatura se il pizzico di sale che andrò ad utilizzare è sale fine. Diverso è se userò del sale grosso. Cosa farò in questo caso? Dovrò mescolare per più tempo rispetto all’impiego del sale fine.

Abbiamo anche studiato che per mantenere la stabilità che ho ottenuto nel miscelatore dovrò prevenire tutto ciò che potrebbe influire negativamente nel mantenimento della stabilità stessa.

Lungo il percorso (lungo o corto che sia) incontrerò differenti situazioni, che chiamiamo stress, che possono provocare la demiscelazione e queste sono:

-         vibrazione: è un movimento che produce la risalita delle particelle grosse sotto il tremore che avviene sul letto della polvere. E’ quello che accade lungo i percorsi con i differenti tipi di trasportatori. Sul fondo noi non vogliamo che restino particelle di agente chimico, oggetto della nostra ricerca.

-         Segregazione: avviene quando c’è una discesa oppure una caduta magari perché si forma un impaccamento oppure una crosta. Le particelle fini passano velocemente e le particelle grosse, se non hanno un corretto indice di scorrevolezza e adesione, possono aumentare la crosta stessa. Questo accade nei trasferimenti, negli angoli, al passaggio lungo le pareti di stoccaggio, nelle vicinanze degli ugelli e spazi di spruzzatura di liquidi.

-         Elutriazione (caduta) Le particelle hanno velocità differenti (volume, resistenza aria, pesi specifici). Questo succede negli elevatori, durante tutte le fasi di caricamento.

-         Percolazione: corrisponde alla discesa delle particelle fini attraverso il “setaccio” costituito dalle grosse. Avviene durante i trasporti, quando lo spazio consente la movimentazione, durante lo stoccaggio con spazio e movimento.

Abbiamo studiato che la massa delle particelle che costituiscono il mangime resisterà a tutti i fenomeni della demiscelazione se avrà un particolare indice di stabilità. Se vi è una correlazione tra le particelle fini e le grosse e tra le differenti densità si può preventivamente prevedere il comportamento della massa mangime agli stress di demiscelazione.

La formula è conosciuta e riguarda il mangime in farina (la massa di particelle che viene mescolata nel miscelatore e di cui possiamo prendere un campione all’uscita).

La formula è:

mediana granulometrica = (PESO FG * densità  fp)/ (peso fp * DENSITA’ FG)

di cui fg = frazione sotto mediana e FG = frazione sopra la mediana.

In pratica se il risultato è:

< 0,82: la massa delle particelle è stabile agli stress di demiscelazione

>0,82 < 1,08: massa al limite

> 1,08 < 1,84: tendenza alla demiscelazione

> 1,84: instabilità

La gran parte di mangime finito è costituita da vegetali che vengono macinati. Il mulino e la sua griglia sono in pratica un omogeneizzatore di particelle vegetali.

La formula della stabilità non sarà corretta se avrò un numero molto alto di microparticelle, in particolare minerali.

Nella realtà abbiamo potuto constatare che le particelle di un mangime finito in farina hanno un ottimo indice di stabilità.

Abbiamo studiato che l’indice di stabilità di un mangime è importante principalmente per due aspetti:

a)     introdurre una premiscela tecnologica in un mangime le cui particelle tendono alla demiscelazione annulla e vanifica gli sforzi per ottenere ed utilizzare qualsiasi tecnologia. In pratica è tempo e risorse persi.

b)     Quasi sempre accade che vi siano mangimi in farina di ritorno e che si debba fare un percorso differente da layout progettato. In questo caso è importante che la massa delle particelle che costituiscono il mangime abbia una corretta stabilità e che le particelle che costituiscono la premiscela abbia ottenuto un eccellente indice di dispersione (< 5%). Potremo gestire le quantità residuali lungo il percorso in caso di incidente o emergenza.

 Abbiamo studiato che vi sono altri punti da considerare.

Aspiratori

Lungo il percorso di filiera (dall’entrata della premiscela, alla produzione di mangime sino al consumo da parte dell’animale) si ritrovano diversi tipi di aspiratori. Ad esempio in un impianto di produzione di mangimi è abituale ritrovare gli aspiratori nelle tappe:

-         buca di carico

-         pesata microingredienti

-         mulino

-         miscelatore

-         pellettatrice

-         confezionamento

Abbiamo verificato e dobbiamo riconvalidare che la quasi totalità delle particelle catturate dagli aspiratori è < 100 µ. Dobbiamo considerare importante che nell’aspirato NON vi siano particelle di agenti chimici, in particolare per la sicurezza degli operatori essendo l’operazione di pulizia degli aspiratori considerata come la più pericolosa dallo Scan.

 

Depositi lungo i percorsi

Questi depositi di particelle, in particolare di fini, sono ineliminabili. Dobbiamo fare in modo preventivamente che NON vi siano in questi depositi delle particelle di agenti chimici.

 

Numero di particelle

 

Le particelle NON sono un problema per la miscelazione: più il numero di particelle è alto più facile è ottenere una dispersione eccellente (< 5% di CV). E questo è logico. L’esperienza del nostro settore è che quasi mai vi è stato un problema nel miscelatore utilizzando le materie prime di agenti chimici tal quali oppure in premiscele elementari (agenti chimici tal quali diluiti in un supporto inerte). Le materie prime degli agenti chimici sono caratterizzate dal fatto di essere costituite per il 90% da particelle < 100 µ.

Facciamo due esempi che scaturiscono dalle attività di R&D del PL 1.1.1:

Frazioni

Vitamina PP

Manganese ossido

piatto

51,7%

25,7%

> 50 µ < 100 µ

35,95%

74,3%

> 100 µ < 180 µ

12,35%

0

File: Programma Made in Italy – razionale particelle

 

Il mangime industriale è nella stragrande parte della totalità stabile, normalmente con un indice < 0,82.

Gli agenti chimici, introdotti in ridottissime quantità (500 grammi per 100 kg di mangime) NON rappresentano un problema per il mantenimento della stabilità del mangime, ma per le implicazioni negative nel caso in cui le particelle degli agenti chimici abbiano una tendenza alla instabilità seppure nella massa delle particelle stabili del mangime. E questo è importante dal momento in cui il miscelatore viene svuotato.

Le implicazioni negative posso essere:

-         perdita economica dato l’elevato costo degli agenti chimici

-         emissioni indesiderate se non pericolose, per residui lungo il percorso, per presenza negli aspiratori.

-         Non corrispondenza del dichiarato

-         Contaminazione (anche se per gli oligoelementi non è un punto fondamentale)

-         Ponti o grumi provocati dalla premiscela

-         Residui su pareti provocati dalla premiscela

Da qui la necessità della discussione dell’IPOTESI di lavoro:

1.     eliminare le particelle della premiscela < 50 µ per ridurre PREVENTIVAMENTE i rischi di pericolo rappresentati dalle emissioni,

2.     ridurre (max. 10%) le particelle < 100 µ per evitare la presenza negli aspiratori e sui fondi del percorso,

3.     indice di scorrevolezza della premiscela corretto (< 5”) per preventivamente evitare la formazione di grumi e/o ponti,

4.     indice di adesività corretto (< 0,25/25 g) per preventivamente essere certi di NON avere residui su pareti (di qualsiasi materiale).

L’ipotesi DEVE valere solo se i parametri, o come le chiamiamo le specifiche, non subiscono variazioni se sottoposte agli stress, ad esempio di temperatura e di compressione, caratteristici e tipici di ciascun sito di produzione e di utilizzazione di mangime.

Se l’ipotesi è valida stiamo riducendo il numero di particelle della premiscela e quindi dobbiamo ricercare ed essere certi di avere il numero di particelle sufficienti che consenta la presenza oltre che nella razione quotidiana dell’animale anche nella presa di un campione (10 gr.).

 

Facciamo un esempio pratico che è stato sottoposto al nostro GdL.

Premiscela per ovaiole che contiene per kg, oltre ad altri componenti:

Mn         10.000 mg

Co                50 mg

Se                 30 mg

La premiscela viene utilizzata a 500 grammi per q.le di mangime.

La ricerca prende in considerazione il Se in quanto è rappresentato dalla quantità minore.

Abbiamo pesato le frazioni della premiscela a base di Se1% di 3 lotti. La premiscela tecnologica di Se ha tutte le specifiche tecnologiche sopra riportate e supera tutte le simulazioni degli stress.

Su ogni frazione abbiamo verificato la presenza e la quantità di Se riscontrando che il dato è corretto.

File: CVSe01; CVSe02;CVSe 03.

 

I tre risultati sono stati confrontati per ottenere la media delle frazioni granulometriche.

File: media per calcolo particelle

Sui dati della media è stata effettuato il calcolo teorico del numero di particelle. Il calcolo indica in 26.370 il numero di particelle per grammo di premiscela. Arrotondiamo per comodità di calcolo a 25.000.

Calcolo teorico di particelle di Se in un campione di mangime (supponendo di avere ottenuto un CV eccellente < 5%).

25.000 particelle * 1 grammo di premiscela = 10 mg di Se

10 mg/25.000 = 0,0004 mg di Se per particella (media).

Per ottenere i 30 mg nella premiscela ovaiole userò 3 grammi di premiscela  tecnologica Se1% = 3 * 25.000 = 75.000 particelle che apportano Se nella misura di 30 mg.

Il calcolo sul mangime è:

75.000/2 = 37.500 particelle di Se per quintale di mangime.

375 particelle di Se per 1000 grammi di mangime

37,5 particelle di Se per 100 grammi di mangime

3,75 particelle di Se (che apportano 0,0015 di Se) per 10 grammi di mangime.

Queste particelle non avranno un comportamento instabile nella massa delle particelle di mangime.

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20 settembre 2010 1 20 /09 /settembre /2010 14:55

La produzione mondiale di rame (Cu) è di 18 miliardi di tonnellate. Viene prodotto per il 43% in Asia, per il 32% nelle Americhe, per il 19% in Europa, per il 4% in Africa e per il 2% in Oceania.

I settori che ne fanno più uso sono l'elettronica per il 42%, le costruzioni per il 28%, i trasporti per il 12%, l'industria meccanica per il 9% e altri (a cui fanno parte i consumi di cui parliamo) per il 9%.

Per l'alimentazione degli animali da reddito il Cu è un oligoelemento indispensabile, ma per tutto il mercato il nostro settore non rappresenta assolutamente una nicchia di interesse e quindi le specifiche qualitative che noi necessitiamo debbono fare i conti con le produzioni richieste per i settori davvero importanti.

I consumi per il settore dell'integrazione dell'alimentazione degli animali da reddito consumo, per il Rame solfato,  in Europa da 10.000 a 12.000 mt , mentre per Italia il consumo è di 900-1000 mt.

Il Rame ossido viene utilizzato nel settore in minima parte: il consumo dell'Europa è di 100-150 mt mentre in Italia non viene praticamente utilizzato quale integrazione per l'alimentazione degli animali.

Perchè queste informazioni? Primo perchè quantificano un mercato che tutti gli operatori hanno isogno di veder ridotto al minimo indispensabile stanti i bassissimi guadagni del settore e stanti i molti problemi legati allo smaltimento di qualsiasi agente che si utilizza. Il Cu è indispensabile per la vita ed il benessere degli animali, ciò non significa che non si debba mettere in discussione quanto se ne usi e, se possibile, diminuirne l'impiego.

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17 settembre 2010 5 17 /09 /settembre /2010 09:17

mi sono riletto la legge Reguzzoni Versace Calearo sul made in italy per il tessile, la pelletteria e le calzaure. La legge c'è ma necessita del via libera della UE e quindi ....... e quindi ..... niente, si chiede di allungare i tempi. La legge era partita dal diritto di informazione per colui che decide l'atto di acquisto e poistabilisce la tracciabilità di ogni intervento.

Ma questo è ancora più importante per il settore agroalimentare. Vedo ancora etichette con scritto "Made in UE" e che vuol dire? Dove è l'UE? La legge sopra citata dà importanza a che pogni attività venga svolta in paesi ed in situazioni dove siano simili le normative da rispettare sulle risorse, sulla sicurezza sull'igiene, sulle autorizzazioni, sulla organizzazione paese. Ma questo dove è? In Italia abbiamo 5.500 veterinari nelle varie asl, e per dimostrare che debbono restare hanno la mano facile con i verbali, verbalini, "comunque qualcosa debbo fare!!!", in Francia ne hanno 400, in UK 180. Non so la mitica spagna che ha sbaragliato proprio tutti nell'allevamento di animali, senza avere le pianure, le coltivazioni come ci pontificavano i prof "l'Italia non può arrivare alla sufficienza perchè non ha mp, quindi non insistete". Aveva le mp per fare frigoriferi e lavatrici. Che miopia! La Spagna ci è arrivata ed è la prima della classe con la sua panzer division nella vendita nell'allocazione del prodotto alimentare.

Noi siamo strapieni di marchi e marchette, ma non facciamo sistema e quindi regaliamo il made in italy:

salumi con le indicazioni di origine ed i marchi, ma la carne di maiali italiani non arriva nella media che al 20%, e noi continuiamo a consentirlo? Ma che dicano fatto con carne spagnola, danese, tedesca, francese, olandese: ed allora il consumatore non comprerà il cacciatorino di piacenza o di felino o della gran marca con la bandiera italiana perchè si sentirà preso per i fondelli: prenderà il salume spagnolo, danese, tedesco, francese, olandese, o tra un pò cinese.

la bresaola con la bruno alpina sull'etichetta invece di dire: carne argentina, brasiliana, zebù africano o indiano. Diciamoglielo al consumatore.

Caci in cui il latte è lettone, o polacco, o francese, o esquimese, ma non certo pascolante nei prati emiliani o lombardi. E diciamolo.

E' una guerra ed io mi sento in guerra ma che fatica! Colui che compra ho il diritto di essere completamente informato.

 

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16 settembre 2010 4 16 /09 /settembre /2010 14:44

mi sono letto la relazione alla commissione, al consiglio ed al parlamento europeo. Il settore è un numero chiuso. La relazione è relativa alle applicazione del sistema, che "è ancora possibile migliorare l'attuazione". Siamo alla faticosa situazoine di instaurare un percorso virtuoso in un settore che non ritrova alcuna redditività, anzi vede i propri margini operativi finanziari peggiorare.

Il passaggio che mi ha colpito non è nuovo. Il rapporto constata "che la fornitura di sistemi generici da parte di consulenti esterni non riflette la realtà dello staboilimento e impone una quantità maggiore di documentazione e registrazioni rispetto a quella obbligatoria.".

Consiglio ad ogni attore della filiera di leggere  la relazione sul sito della UE.

Il consulente usa anche a sproposito il tagliaincolla e si concentra tutto sulle attività operative del sito, mentre un approccio qualitativo si concentra sull'IN (sull'aumento della qualità in entrata), sulla prevenzione dei possibili punti critici e sulla convalida delle procedure da adottare nei punti critici.

La convalida è essenziale e il ritorno è un limitato numero di controlli poichè basa il tutto sulla consapevolezza e sul ruolo delle risorse implicate.

 

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11 settembre 2010 6 11 /09 /settembre /2010 14:11

- ma perchè sei contro la modernità?

- non sono contro, trovo vuoto lo spirito della modernità che viene spacciato.

- spiegati, non capisco.

- non ci si chiede mai il perchè, ci si focalizza esclusivamente sul come. Il perchè è il posizionamento verso l0essere, il come all'apparire.

- madonna, come sei complicato.

- ma no, lo disse tempo anche alain touraine.

- fammi un esempio.

- si discuteva intorno alla contaminazione negli impianti di produzione di alimenti per animali, volgarmente chiamati mangimi. c'era un mangimista, un professore, un funzionario del controllo sanitario e c'ero pure io. Alla constatazione della presenza della contaminazione il mangimista subito inizioò a dire che "non c'era proprio niente da fare, era inutile perdere tempo", il professore alla lavagna cominciò a trattare sulla sequenza del genoma, il funzionario recitava uno dopo l'altro gli articoli ed i commi delle leggi che dal 1963 in poi regolamentavano tutta, ma proprio tutta la materia. io ne parlai con un paio di colleghi e mettemmo a a punto il bmp.

- ma che ha a che vedere con la critica alla modernità.

- si vedi,  alla fine la nostra preparazione era un granulo, con adese delle sostanze chimiche di cui si temeva la contaminazione.

- e allora?

- i concorrenti videro il granulo, quindi il come, e lo copiarono: alcuni fecero un granulo di gesso, altri, i più numerosi lo fecero con del grasso e lo chiamarono microincapsulato.

- arriva alla critica.

- vedi andando sempre più in fondo e cercando di avvicinarci al perchè noi avevamo scoperto che un agente chimico nella massa del mangime era instabile e quindi occorreva prima di tutto renderlo stabile, poi che occorreva avere un numero di particelle sufficiente per poter ritrovare le sostanze nel "piatto" che mangia un animale ogni giorno, che i tecnici chiamano razione quotidiana.

- altro?

- Eh si c'era altro. C'erano gli stress. la stabilità ed il numero dei granuli non doveva subire cambiamenti alle temperature ed alle compressioni presenti nel mangimificio, lungo i trasporti, negli stoccaggi intermedi e presso l'allevamento. Il gesso dei concorrenti andava bene per essere utilizzato quale diserbante nei campi, dove l'azione del vento e degli animali liberava lentamente le sostanze inglobate nel gesso. La pallina di grasso andava bene nel settore farmaceutico umano perchè a 50°C è già liquefatto e quindi si appiccica lungo le pareti.

- vedo come copiando il come senza aver approfondito il perchè  si sia fatta una cosa inutile.

- inutile no, dannosa.

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7 settembre 2010 2 07 /09 /settembre /2010 12:21

le veloci traduzioni degli scenari agrimonde riducono in pratica a due gli scenari previsti per il 2015. La pac è finita come previsto e la ruralizzazione si è intersecata con quello che era il terzo scenario: l'agricoltura di territorio. Resta infatti questo scenario per il 2050 descritto in agrimonde 1 - Nutrire il pianeta preservando gli ecosistemi ed il scenario 2° previsto per il 2015, quello della concorrenza rude che viene descritto, per il 2050, in agrimonde go - Nutrire il pianeta privilegiando la crescita economica mondiale.

Gli scenari sono delle possibili indicazioni e non succede mai che uno si posizioni, così come previsto, al 100%. Sono tendenze marcate. Perchè si fanno previsioni? Per poter decidere quali siano i nostri interessi attuali e quelli, verosimilmente per il limite della previsoione. Ed una volta decisi i nostri interessi? Beh una volta decisi i nostri interessi dobbiamo preoccuparci di fare, seppure nel nostro piccolo, quanto necessario per raggiungere e costruire lo scenario, il futuro, che più ci interessa. Io nel 2050 non ci sarò, quindi non ho un interesse personale. Ma il settore nel quale opero ci sarà: gli italiani (seppure questo territorio si chiamerà ancora italia) mangeranno e così anche tutti gli uomini dei territori vicini e lontani. Da qui i due scenari, in paroloni. Agrimonde go tira diritto sulla produzione, produrre il più possibile a costi sempre meno cari, sacrificando tutto alla produzione. E' quello che oggi premia il brasile, la spagna, l'argentina. Ma nel nostro ristretto cerchio della ue anche la francia, l'olanda, la germania. Certamente il territorio he non viene utilizzato per la produzione di derrate alimentari vegetali e/o animali, si degrada, si desertifica, non viene curato, ma questo, quando l'obiettivo è la produzione massima con il minimo sforzo, certamente non viene considerato. Questo scenario, anche se io non ci sarò non rientra nei miei interessi. Agrimonde 1 lega le produzioni al territorio, considera che un territorio debba essere curato e che si produca ciò che si confa al territorio. Questo scenario rientra nei miei interessi. Occorre avere una visione lunga. L'agriturismo che occupi 3-4 ettari, che ruota intorno al ristorante e a 10 camere, terrà un centinaio di vacche ed un centinaia di ovini, più una decina di cavalli, certamente non per le produzioni animali, ma per far sentire puzza di animale ai clienti (e siamo nella ruralizzazione), ma questo avrà vita non molto lunga, già ci sono i resort agriturismo dove la beauté la fa da padrone. Le produzioni di territorio costano fatica e se voglio che nel 2050 sia agrimonde 1 e non agrimonde go debbo darmi da fare sin da ora. Ciò che non è italiano e ciò che non si fa in italia non debbo sopportarlo, sia che sia un prodotto oppure un concetto, e sto parlando di alimentazione. Ecco perchè mi sforzo di indicare i nemici che non sono immediatamente i brasiliani, ma ancora gli olandesi, i francesi, gli spagnoli. Che sanno di avere un vicino, l'italia, assolutamente incapace di reagire. Ha delle potenzialità ma non sa organizzarsi, anzi si fa la guerra da solo. Da qui la mia rabbia verso la nostra organizzazione territoriale di controllo che controlla solo ed esclusivamente solo i produttori in loco e non è ossessionata di controllare quello che trasportano i camion che provengono da e, f, d. Ecco perchè conviene sempre di più riempire il camion che non mettersi a lavorare al banco. Se lavori al banco ti cesellano le palle, se invece piazzi il tuo camion sulla tavola, magari con prodotti già finiti (già mangiati sarà dura), vieni applaudito. Quindi dopo la lettura degli scenari debbo individuare i nemici, che stanno in mezzo a noi, ci sono vicini, vicini. Io non ci sarò più, ma non mi fermo.

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