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22 marzo 2011 2 22 /03 /marzo /2011 10:54

Ieri la riflessione era sulla difficoltà, per non saper fare sistema, della realizzazione del trzo scenario. L'esempio su coloro che sono interessati al secondo scenario (concorrenza spietata) e usano la strategia del cavallo di troia per dare l'impressione di essere interessati al terzo scenario (qualità definita e agroalimentare di territorio), è nell'azione dei francesi per il controllo della gestione di parmalat. Questi francesi hanno già in pancia i marchi Galbani, Locatelli, Invernizzi, Cademartori e a molti italiani, sia a casa loro che al risotrante, questi marchi rievocano il loro territorio. Ora non più il marchio resta il territorio, anche se impossibile, è stato delocalizzato.

Come filiera il fatto che parmalat sia dei francesi o di altri ha ben poca importanza. Il latte italiano che veniva utilizzato per riempire ciascuna confezione, era davvero ben poco. La battaglia dei francesi e di assicurarsi che il consumo di latte non sia tedesco, o polacco, o altro. ma, dato che in francia producono molto di più di quanto consumano (latte + formaggi), ecco che è un bene  assicurarsi dove poter far confluire le proprie eccedenze.

In passato ho avuto alcuni contatti con parmalat e non son o preoccupato delle rispercussioni per la filiera italiana. Bruciano molto, ma molto di più, tutti i tipi di formaggio con i grandi marchi Locatelli, Galbani (ma vi ricordate che era di Federconsorzi?), Invernizzi (è la mia infanzia) e Cademartori, questo si che è un colpo mortale. Ma qualcuno ha avuto qualcosa da dire? Adesso solleveranno un polverone su parmalat ma a parmalat del latte italiano non gliene ne mai fregato molto.

L'esempio del non saper fare sistema è sotto gli occhi di tutti, non meravigliamoci se i figli o le leve giovani NON sentano appeal in quello che lasciamo. Hanno ragione loro peggio di così' non potevamo fare.

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21 marzo 2011 1 21 /03 /marzo /2011 14:10

In scenari (previsione, focalizzata sul mercato italino, del 2002 sul 2015) avevo indicato che l'interesse degli operatori del settore zootenico italiano, non fosse che per quanto riguarda me, fosse nella attuazione del terzo scenario: qualità definita e legame con il territorio. Prevedere è utile per immaginare delle possibili situazioni economiche per poter definire cosa fare nella quotidianità per agevolare l'avvenimento della situazione che più rappresenta il proprio interesse: in questo specifico caso è il rafforzamento del legame con il territorio (unico bene difficilmente delocalizzabile). Il fattore critico di successo per agevolare la costruzione del terzo scenario era ed è il comportamento anticipatore degli attori della filiera. Su questo possiamo andare nel dettaglio.

Il primo scenario immaginava l'esaurimento, entro il 2015, delle sovvenzioni della PAC.

Il secondo descriveva la situazione della concorrenza spietata ed ipotizzava una riduzione media del 20% del patrimonio animale della UE: se il - 20% è media, per noi, attori della filiera italiana, sarebbe stata la cassa integrazione a zero ore.

La costruzione del terzo scenario presuppone

- il legame con il territorio:

- saper fare sistema, e su questo abbiamo la storia dal 1960 ad oggi che è contraria, storia che ha dimostrato, almeno nel segmento polli e tacchini, che la presenza di imprenditori ha COMUNQUE saputo fare sistema.

- un nuovo posizionamento dei comportamenti dei marchi (in senso lato) e questo è fondamentale.

L'analisi odierna, mancano 3 anni al 2015, è che coloro che hanno tutto l'interesse nella realizzazione del secondo scenario stanno utilizzando anche quel poco che poteva costituire la base del terzo a loro vantaggio: l'appropriazione del territorio, del signifcato e del significante, anche in maniera virtuale.

La filiera italiana  non è in grado di competere e di fare la benchè minima resistenza a coloro che perseguono la costruzione del secondo scenario, che è di loro interesse.

- Il Maryland vuole proibire l'impiego di arsenico negli alimenti dei polli (US State to ban arsenic from poultry [17/2/2011])

- In Cina si interviene per eliminare l'impiego illegale di clenbuterolo nella produzione di carne suina (Chinese pigs test positived for illegal feed additive [17/3/2011]),

- gli USA lanciano l'allerta per alimenti per animali da compagnia e cavalli per la presenza sistematica di rumensin (FDA recalls pet food and horse feed [02/02/2011])

- In Olanda si vuole bloccare l'impiego di medicinali destinati alla produzione di mangimi per animali stante l'intersse prettamente economico dei veterinari nelle prescrizioni.

- La UE chiede alla Spagna di dimuire la presenza di arsenico, proibito, nei mangimi per animali.

- 300 bilici di carne di maiale hanno continuato e continuano ad arrivare all'industria di trasformazione italiana, ogni sacrosanto mese, anche durante la crisi della diossina.

Sono solo alcuni esempi.

Quello che resta della filiera zootecnica del comparto suino e bovino (le derrate riguardano la carne, gli insaccati, il latte e tutti i formaggi) ha fatto e comunicato qualcosa?

E' continuata in maniera sistematica l'occupazione del territorio (controllo GDO, acquisizione di operatori italiani, prodotto estero con etichetta tricolore) da parte del sistema degli operatori il cui interesse, viste le loro eccedenze di produzione, è nella realizzazione del secondo scenario.

Questo è un fatto:

- chi ha l'interesse nella realizzazione in Italia del secondo scenario si è concretamente mosso.

- noi operatori italiani che abbiamo l'interesse nel terzo scenario abbiamo continuato in comportamenti che vanno in senso nettamente contrario.

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15 marzo 2011 2 15 /03 /marzo /2011 13:33

la misurazione delle emissioni in atmosfera è obbligatorio per ogni impianto, anche civile, in specie per gli impianti della filiera zootecnica. questa muove e rimuove 15 milioni di tonnellate di mangime in qui sono contenuti 300 mila tonnellate di agenti chimici. è importante che la filiera italiana attraverso le associazioni e le istituzioni di controllo comunichi che il grado di professionalità della filiera ottempera e rispetta tutte le soglie stabilite al riguardo. il non farlo lo considero un errore. la storia insegna che all'inizio quasi tutti gli impianti erano in aperta campagna, oggi ci si trova circondati da abitazioni e da altri insediamenti, ognuno dei quali avanza delle preoccupazioni. la mancanza di una comunicazione al riguardo, seria, puntuale, resta la base di una creazione di valore alle attività dell'intera filiera.

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8 marzo 2011 2 08 /03 /marzo /2011 13:11

Non è vero che consumare non italiano sia sempre uguale.

Spain pressured to implement Animal Feed Directive 17 Feb 2011
The European Commission has asked Spain to notify national implementing measures as required by the Animal Feed Directive (2009/141/EC).
Spain pressured to implement Animal Feed Directive
The request takes the form of a “reasoned opinion” under EU infringement procedures. In the absence of a satisfactory response within two months, the Commission may decide to refer Spain to the European Court of Justice.
 
Directive 2009/141/EC establishes maximum limits for heavy metals such as arsenic, certain pesticides and botanical impurities in animal feed. States were supposed to implement this Directive by July 1, 2010, but Spain has failed to do so.
 
Major policy concerns
Undesirable substances” are substances or products in animal feed presenting potential danger to human health, animal health or the environment, which are major policy concerns for the European Commission.
 
The Commission initiated an infringement procedure last year by sending a letter of formal notice to Spain.
 
Now, by sending of a “Reasoned Opinion”, the Commission formally asks Spain to take action to comply with EU law within a period of two months.
 
Subsequently, the Commission may decide to refer Spain to the European Court of Justice, if action to ensure compliance is not taken.
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8 marzo 2011 2 08 /03 /marzo /2011 09:40

la mia esperienza era legata all'insalata raccolta nell'orto, mondata, lavata, tagliata e servita. Gli amici della città "no, no non mangio assolutamente insalata" non appena la vedevano, l'assaggiavano ed era tutta un'altra cosa. Un'altra cosa da che? da quella acquistata dal fruttivendolo, magari già mondata, e poi lavorata a casa. Il sapore è compltamente diverso: dolce la prima, stantia la seconda.

La conservazione dei vegetali è sempre stato un problema a cui risponde la tecnologia. Proprio da non esperto ho iniziato un percorso di consocenza:

www.orsacampania.it Vegetali di quarta gamma, come inizio non c'è davvero male.

La mia esperienza è altresì legata alle mele , ciliegie e albicocche e pere che crescono sui miei limitati alberi. I frutti sono tutti uno diverso dall'altro, con ammaccature, segni di piogge ed altri eventi, ma con un sapore che NON ritrovo assolutamente nei frutti tutti uguali ed insapori.

Anche in questo caso devo informarmi meglio sui livelli di elementi denutrizionali se non tossici che si formano durante la fase della decomposizione che dura l'intero periodo dello stoccaggio (diversi stoccaggi con diversi climi) sino alla bocca del consumatore.

So anche del rifiuto di animali nel consumare vegetali danti a male o con alte cariche di tossine (don, ad esempio), animali che sanno utilizzare il senso dell'odorato meglio di noi.

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7 marzo 2011 1 07 /03 /marzo /2011 09:45

ci sarà ancora la mia attività? il gruppo di persone che attualmente portano avanti l'attività ci saranno ancora? magari non come singoli, ma come gruppo. E' una domanda che mi sta venendo sempre più a galla.

Ed i figli, nelle varie fasi della filiera: allevamento, trasportatore, grossista, venditore di nutrizionali oppure venditore di farmaceutici, mangimista, fabbricante di premiscele, vorranno continuare oppure no il nostro mestiere? Leggo che è un difetto tutto italiano quello che i figli debbano fare ciò che hanno fatto i padri. Mi ricordo quel prof. che i sbatteva davanti: il 60% degli architetti è figlio di, il 58% dei medici è figlio di, il 60% di avvocati è figlio di, il 78% di picoli imprenditori è figlio di. Dimenticava la categoria dei prof.

Ma la domanda dobbiamo porcela. Che appeal ha il nostor lavoro? la nostra attività per un giovane, che tra l'altro è anche nostro figlio? Arriva con un bagaglio di studio superiore al nsotro, arriva in un periodo i cui il nostro settore, nato negli anni '60, vede scomparire coloro che lo hanno iniziato. Ma che appeal ha? Un figlio come si trova in un ambiente che parla tanto di sicurezza alimentare ma resta inchiodato a quello che faceva negli anni '80? Con quella mole di carta, di carta, di carta, con quelle visite di asl, di nas, di forestali, di ispettori del lavoro che da te, tutti costoro, pretendono cose che nei loro uffici, a casa loro, nelle loro attività se ne guardano bene dal mettere in atto. Ma da te lo pretendono perchè non voglinoo perdere il .... posto. Ecco perchè forse tuo figlio non sente alcun appeal da quello che fai o che faccio. Forse preferisce stare dall'altra parte della barricata. Fare quello che viene con il ditino alzato, quello che da ordini, quello che non ha problemi ma che a fine mese ha lo stipendio e se ne continua a lamentare.

Ma se le nostre attività finiscono tutti questi che fine fanno? Ma questo a tuo figlio non interessa. Dio, come sono negativo.

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4 marzo 2011 5 04 /03 /marzo /2011 15:48

Produrre alimenti richiede un alto profilo professionale dell'intero processo, dal barattolo di yoghourt che esce dalla catena al momento in cui la mamma imbocca il bambino.

Produrre alimenti per gli animali, utilizzarli per ottenere derrate uniformi e nei tempi prestabiliti, richiede molto di più ed in ognuno dei differenti punti della filiera.

Un alimento per polli da carne, ad esempio, prevede l'utilizzo di almeno quindici macroingredienti che apportano le varie forme di proteine, di lipidi, di fibre, ed altro, il tutto indispensabile alla dieta di un fisiologico accrescimento. Prevede altresì che l'alimento debba essere integrato, qualora ritenuto indispensabile per il benessere animale, in vitamine, oligominerali, aminoacidi, enzimi (in ben determinati rapporti tra loro).

Talvolta, in caso di necessità, prevede anche l'utilizzo di sostanze terapeutiche per prevenire lo sviluppo, ad esempio, di coccidiosi oppure per curare animali che il Medico Veterinario ha riscontrato affetti da bronchite oppure da fastidiose enteriti (sono solo esempi).

Andiamo al sodo. Milla chili (si, qui le pentole sono grandi) di mangime devono contenere quindi macroingredienti (mais, orzo, soja, piselli, calcio, fosforo, sale, altro) ed una ventina di microingredienti, molto costosi, che vengono aggiunti al mangime con l'utilzizo di premiscele nutrizionali o medicamentose che, normalmente, vengono prescritte con la posologia di 5 kg per tonnellata di mangime.

Ogni 5 minuti viene prodotto un lotto di mangime da 3 - 5 tonnellate che viene stoccato in silos che lo devono proteggere dalle variazioni di calore, di umidità. In caso di consegna alla rinfusa, ad esempio, viene assemblato un camion che trasporta sino a 25 tonnellate di mangime, ad esempio, nell'allevamento a 70 km. E' un allevamento con 100.000 polli da carne . Ogni pollo assume giornalmente sino a 100 grammi di mangime (quindi la consegna serve per un paio di giorni). Nei 100 grammi che assume il singolo pollo da carne si debbono trovare tutti i quindici macroingredienti  ed in ogni 100 grammi di mangime (la razione quotidiana del pollo, in questo caso) ci debbono essere 0,5 grammi di premiscela che apporta almeno 20 microingredienti.

Mica facile! E se così non è i polli non saranno ne uniformi ne pronti al giorno prefissato. Proprio, ma proprio mica facile. Ecco perchè è richiesto un alto profilo professionale. Siamo d'accordo?

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4 marzo 2011 5 04 /03 /marzo /2011 10:59

Allevare degli animali alla scopo di venderli è cosa molto difficile e ad alto profilo professionale. L'obiettivo è quello di ottenere ad esempio delle uova marroncine, dal peso di 70 grammi, non sporche, senza similrotture sul guscio, con il tuorlo di colore giallo di sole ad aprile.

E tutte debbono essere uguali per ho il contenitore di una certa dimensione, ho una clientela che è critica.

L'obiettivo è quello di ottenere il pollo di 2,2 kg, con una basso contenuto di grasso, con la pelle di aspetto sano e di colore giallo da sole di marzo.

L'obiettivo è quello di ottenere dei maiali di 120 kg oppure di 160 kg, ma tutti di 120 kg oppure di 160 kg, per il mercoledì che viene il camion a prenderli e di ottenere una bistecca di maiale morbida, con poco grasso e che non diminuisca di peso alla cottura.

Volete provarci? Vuole mettercisi qualche ingegniere?

Avete di fronte 500 maiali con ognuno un proprio percorso e proprie voglie, ma voi, con la vostra tecnica professionale, dovete ottenere 500 animali uniformi.

Avete di fronte 15.000 galline ovaiole con le loro paturnie, con il freddo che provoca immancabilmente raffreddori e polmoniti e mali di pancia, con il caldo che le fa bere troppo e le innervosisce e vano poi in diarrea, e poi l'acqua che gli date da bere non è sempre la stessa, cambia di qualità e di sapore.

Volete provare a farlo?

E lo dovete fare senza ormoni, senza antibiotici per la crescita e dovete utilizare i farmaci con estrema pasimonia e cautela perchè costano!!!!!

Quindi la vostra professione è alimentare (mangime e acqua) degli atleti che debbono vivere in un ambiente in cui gli atleti si trovano molto ma molto bene se volete ottenere per quel mercoledì i 500 maiali uniformi.

E non volete dirlo al consumatore? E non volete illustrargli come ci riuscite?

Io lo farei, magari utilizzando le associazioni di categoria (utopia!utopia!utopia!) oppure i marchi. Io comunque lo farei. Poi lui, il consumatore scelga, il mio prodotto (e se vuole può venire a vedere cosa e come opero) oppure quello ottenuto conormini, antibiotici promotori di crescita ed una quintalata di farmaci (che sono serviti per pagare le vacanze al veterinario che doveva portare moglie e bimbi alla maldive).

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4 marzo 2011 5 04 /03 /marzo /2011 10:43

Ho avuto il privilegio di partecipare all'allestimento di un impianto per la produzione di additivi destinati a prodotti nutraceutici e nutrizionali per l'uomo. Al di là del rispetto delle normative vigenti il cliente ha preteso che le produzioni avessero i certificati Halal (per il mondo islamico) e Kosher (per il mondo ebraico).

Per i consumatori islamici ed ebrei questi due certificati assicurano loro di consumare prodotti che rispettano i loro gusti, le loro credenze, le loro tradizioni, sia per gli ingredienti e sia per ogni dettaglio relativo alle operazioni relative al processo produttivo e distributivo.

Nella maggior parte del mondo è ammesso l'impiego di sostanze ormonali per aumentare le rese degli animali sia per la cerne che per il latte. Nella UE27 questo NON è permesso.

In gran parte del mondo è ammesso l'impiego di antibiotici per la promozione della crescita. Nella UE27 questo NON è permesso. D'altra parte mi ricordo che a Bordighera non era lecito produrre il vino con lo zucchero mentre lo era a Mentone. In Olanda il Veterinario oltre che prescrivere vende i medicamenti agli allevatori  nell'articolo riportato da All About Feed si dichiara che le prescrizioni fioccano non in base allo stato di salute degli animali ma alla necessità di fatturato del veterinario. In Italia questo non è lecito, anzi "eticamente da abborrire!". Una nota fabbrica di scarpe sportive, se non ricordo male, ha avuto seri problemi di vendite perchè gli acquirenti erano inorriditi per il fatto che nelle loro fabbriche terziste indiane venivano utilizzati, quale forza lavoro, anche se legalmente, dei minori. Questo succedeva anche nelle nostre terre nel XVIII secolo.

Ma glielo vogliamo dire al consumatore che sta acquistando che quella carne di manzo proviene dalle mitiche pampas ma è dopato da ormoni?

Ma glilo vogliamo dire al consumatore che quel latte è ottenuto con maxidosi di somatotropina?

Ma glielo vogliamo dire al consumatore che quella lonza è ottenuta da maiali imbottiti da farmaci perchè il veterinario si deve pagare le vacanze ai caraibi?

Magari gli ormoni, la somatostatina e i farmaci il consumatore se li vuole prendere direttamente, magari no. Ma vogliamo dirglielo? Se non glielo diciamo è sicurezza alimentare oppure una grande presa per i fondelli?

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4 marzo 2011 5 04 /03 /marzo /2011 10:30

Che non si debba discutere dei gusti l'abbiamo imparato da piccoli. In Cina il cane è una prelibatezza, così come il cervello fritto mntre la scimmia ancora vive. Nelle foreste equatoriali ed in Australia il serpente è roba buona. Anche noi italiani gustiamo la bistecca di cavallo che pe un inglese è "cosa da barbari", e l'aragosta la cuociamo bella pimpante. In Fracia il burro è salato mentre in Russia è acido. Ho visto un reportage relativo ad un territorio tedesco dove i ratti costituivano il piatto forte su vari barbecues. Chi non ha conosciuto il tizio o lo zio del tizio che mangiava i gatti "e vi assicuro che sono ottimi!". In Svizzera il fos gras è out perchè le oche vengano alimentate con una tecnica ritenuta da sofferenza.

Si potrebbe continuare all'infinito ed includervi anche i vegetali: vi sono popoli e territori che masticano routinariamente foglie di coca oppure territori, anche non lontano da noi, in cui è stralecito coltivare e consumare cannabis, e il tutto è anche salutisticamente consigliato.

Ma se compero al supermercato una polpetta DEVO essere informato sul fatto che non contenga cane, gatto o serpente, se questi cibi io non li desidero. Così come un inglese ha il diritto di sapere se nel ripieno del polpettone che acquisto dall'italia non vi sia anche carne di cavallo. Sto cercando di dire che l'informazione sugli ingredienti di qualsiasi prodotti alimentare (a base di proteine animali e/o vegetali) DEVE essere un obbligo per il consumatore. Quando abbiamo riportato oin etichetta la provenienza e la qualità di ogni ingrediente il consumatore potrà o meno comprare. Questa non fa parte della sicurezza alimentare: questa è la sicurezza alimentare, va da sè che poi gli ingredienti siano rispettosi delle norme.

Potrebbe non essere l'etichetta?

Potrebbe essere il marchio che dà fiducia al consumatore. "Io compro per la mia famiglia i prodotti di "colori di luce"erchè so sono genuini e naturali perchè loro li controllano".

Potrebbe essere la figura del negoziante?

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